giovedì 14 maggio 2009

Miracolo trash nelle Marche

Uno dei prodotti locali di cui i Castelli di Jesi vanno più fieri è sotto terra. Prima della sepoltura aveva un aspetto ripugnante, in altre regioni italiane ha rischiato di scatenare una guerra e, naturalmente, non è il Verdicchio, sublime vino bianco endemico di queste colline. Si tratta, invece, dei rifiuti e per estensione del luogo che li smaltisce, una delle discariche più all'avanguardia d'Italia, con impatto ambientale pari a zero, che produce energia elettrica gratuita, è pressoché invisibile e garantisce al paesino che la ospita un reddito procapite degno di una metropoli. Il miracolo avviene a Moie, nell'entroterra marchigiano, e comincia quasi vent'anni fa, quando il piccolo centro decise di ipotecare il proprio futuro puntando sul pattume.

Sandro Grizi, assessore alla cultura dice: "In principio eravamo cinque Comuni disponibili al progetto, poi gli altri si tirarono indietro, avevano paura. A quel punto, si trattò di far accettare la cosa alla gente. Da giovane consigliere comunale andavo alle riunioni con i contadini, e loro minacciavano di rompermi le sedie in testa: temevano per i raccolti".

La discarica venne scavata fra gli "interminati spazi" leopardiani, secondo i criteri più rigorosi: scegliendo un sito che garantiva la perfetta impermeabilità grazie a uno strato sotterraneo di argilla spesso due chilometri e mezzo, prevedendo un sistema di recupero dei gas di fermentazione e uno di riciclo dei rifiuti organici in fertilizzanti di qualità. Rispettando come un dogma l'integrazione con l'ambiente circostante. Mauro Ragaini, direttore generale dell'azienda pubblica che gestisce la discarica, la Sogenus, sottolinea: "Nessun problema con la giustizia".
Il risultato, dopo 18 anni di operazioni, parla da solo. O meglio tace, nel senso che è come se non esistesse. Visitando il sito in una giornata estiva calda e senza vento, si stenta a credere di trovarsi in una discarica che smaltisce 180 mila tonnellate l'anno tra rifiuti urbani e speciali.Nessun afrore, niente uccellacci in volo sui 40 ettari di conche, metà dei quali, ormai saturi, sono stati ricoperti, piantumati e sono tornati a essere colline boschive indistinguibili da quelle vicine. Una volta esaurita, la discarica sarà, appunto, un bosco.

E il principio che lo permette è elementare: l'immondizia viene scaricata sul fondo di un cratere di un milione di metri cubi e interrata entro le 24 ore successive.La rete di tubazioni che scaturisce dai tumuli convoglia il biogas a una centrale di conversione che produce elettricità per 40 milioni di kW l'anno, più del fabbisogno dell'intero Comune. Ne avanza infatti il 40%, che compra l'Enel.

A breve partirà, sempre a Moie, la costruzione di un campus ultramoderno dove si concentreranno le scuole di primo e secondo grado del circondario (spesa prevista, 13 milioni) e un palazzetto dello sport da 2,8 milioni. Nel dare le cifre, l'assessore al Bilancio Umberto Domizioli precisa che l'80% del reddito della discarica deriva dai rifiuti speciali, quindi il Comune spende soldi che non arrivano dai cittadini, bensì dalle aziende. "Venti anni fa", conclude Grizi "Moie era un agglomerato informe sparso lungo la strada provinciale. Grazie ai rifiuti l'abbiamo trasformato, e non credo di peccare di presunzione se dico che stiamo dando un'anima a un paese che ne era privo". Come ci insegnano le sacre scritture, il corpo, al pari dei rifiuti, è destinato a tornare alla terra: è l'anima che resta.
Per informazioni più dettagliate vedi il seguente link: http://dweb.repubblica.it/dweb/2009/01/31/societa/societa/056bas63156.html

2 commenti:

  1. per favore, nessun riferimento a siti di propaganda elettorale, di qualsiasi schieramento siano...
    L. Lotti

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  2. Il link corretto a cui fa riferimento il post è il seguente:
    http://dweb.repubblica.it/dweb/2009/01/31/societa/societa/056bas63156.html
    L'altra cosa di cui tener conto quando si scrive un post è la lunghezza: occorre essere brevi e incisivi.
    L. Lotti

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